Open/Close Menu Storie di Basket Napoletano

Domenica 19 Febbraio 2006, Finale contro Roma, Mimmo.

Avete presente quando si dice: “ti ripassa tutta la vita davanti”?
In quegli incredibili giorni vissuti a Forlì mi capitò spesso di rivivere dei flashback. Mi tornavano in mente i miei primi anni al Napoli Basket e quella volta, nel 2002, in cui Andrea Fadini mi aveva richiamato in quella che ho sempre considerato la mia città. “Ne ho sentite tante su di te – mi disse – ma io credo solo a quello che vedo. Voglio un napoletano, voglio un uomo che mi aiuti a cementare il gruppo e che faccia da tramite tra la squadra e la città”. Quelle parole mi lasciarono senza fiato. Andrea non lo sa ma dopo averle ascoltate avrei pagato io per tornare a giocare a Napoli.

Non era un traguardo, era un sogno, e quando circa 4 anni dopo ci ritrovammo al Palafiera per giocarci quella finale, sapevo cosa fare: far capire ai miei compagni quanto quel trofeo, quella Coppa, potevano valere per questo club e per questa città. Glielo dissi:

“Potrete vincere ovunque, ma vincere qui lascerà il segno in tutti voi. E lo lascerà nel cuore di questa città”

Lo sapevano, quella squadra stava vivendo un crescendo rossiniano, eravamo ai vertici della classifica e giocavamo una grande pallacanestro. Non eravamo solo noi ad essere consapevoli del nostro valore, della nostra forza, iniziavano a capirlo anche i nostri avversari e lo avevano capito anche i nostri tifosi.
Il primo giorno a Forlì erano tantissimi, aumentarono il giorno dopo con Treviso e contro Roma ho letto che ce n’erano 3000.
Io non lo so, per me potevano anche essere 5000, io vedevo e sentivo solo loro.

triplaangolo

Ci credevano, e arrivati al sabato ci credevamo anche noi. Eravamo arrivati in Romagna pensando solo a Milano, spinti da una gran voglia di rivalsa. Poi però avevamo sconfitto Treviso, e a quel punto il problema non era più chi avremmo affrontato in finale, un’avversaria valeva l’altra. Noi a quel punto volevamo la coppa.
Sbucammo dal tunnel carichi come molle, non riuscivamo a stare fermi. Iniziammo il riscaldamento con la classica ruota, la coppa era in bella mostra a metà campo e ogni volta che ci passavo vicino mi veniva voglia di toccarla. Era lì, era vicinissima.

E due ore dopo era nostra. Fu una battaglia infinita, Piero mi fece entrare per l’ultima azione del primo quarto al posto di Ale: c’era Helliwell in lunetta che fece 0/2, sul ribaltamento Valerio mi dette la palla in angolo e misi la tripla del 24-22 sulla sirena.
Un canestro importante? Lo furono tutti, perché quella vittoria portò in calce la firma di un gruppo intero. A 36 anni io ero quello che non doveva giocare mai, ma in cuor mio ho sempre saputo di poter essere importante per quel progetto lavorando in settimana come probabilmente non avevo mai fatto prima.
Ci ho pensato spesso anche durante gli ultimi interminabili minuti di quella finale, ho pensato ai sacrifici fatti per arrivare fin lì: mi sono ritrovato nella palestrina dell’Augusto Righi, dove eravamo spesso costretti ad allenarci ai tempi di De Piano, mi sono rivisto in maglia Forlì, in una stagione che per me era stata ricca di soddisfazioni.

Un segno del destino che proprio su quel campo io fossi tornato per vivere il momento più importante della mia carriera. Ho pensato spesso ai nostri tifosi, a quelli incontrati per strada che ci avevano spronato a crederci fino in fondo, ho pensato alla mia famiglia, mia moglie Giusy e miei figli Matteo e Tommaso che aveva solo 2 anni. E fu da loro che corsi al suono della sirena, scavalcando e raggiungendoli in parterre. . I nostri tifosi, impazziti di gioia, fecero il percorso inverso e così ci ritrovammo tutti in campo. Non so se sia mai successo in precedenza, so solo che con noi sul parquet del Palafiera c’erano centinaia di persone in festa racchiuse in un abbraccio indimenticabile. Guardate questa foto, guardate che bello: non c’è un giocatore, non c’è una squadra, ci sono una coppa e una città intera.

tutti

Foto di Alfredo De Lise. E’ vietata la riproduzione.

Aggiornamento:
PalaFiera di Forlì. Sono circa le 21 di domenica 19 febbraio 2006. La premiazione in campo è terminata. Si torna negli spogliatoi. Threebute – Storie di Basket Napoletano era lì, per voi…